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Gamalero

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IL NOME 

 

L’origine del nome di Gamalero è incerta. È citato per la prima volta nel 978 in un atto in cui l’imperatore Ottone II conferma la Pieve di Gamalero al vescovo di Acqui. Perciò in quell’anno sia la Pieve che il centro abitato dovevano già esistere.

Sì è passati da un originario SCAMILARIA a CAMILARIA e poi GAMELARIA, GAMELERIUM, GAMELARIUM, GAMALERIO, GAMALERIA ecc.

 

Molti credono che il nome si riferisca al concetto di gobba o dosso in quanto Gamalero sorge su due colline ravvicinate. Su questo argomento alcuni vogliono rifarsi alla parola CAMAL o GAMAL che si trova in diverse lingue orientali e indica cammello, cammelliere. Altri vedono una derivazione dall’aggettivo latino camurus (curvo).

Ma l’ipotesi più convincente ritiene che il nome derivi dal longobardo GAMAHALOS o GAMAHAL ossia: organizzazione germanica di insediamento per lo sfruttamento del suolo oppure indica coloro che sono legati a qualcuno da un vincolo di fedeltà. (Editto di Rotari, Re Longobardo del 643 d.C.)

 

Si ritiene anche che al tempo della conquista dei Romani (109 a.C.) del nostro territorio (occupato dai liguri Statielli) per opera del console Emilio Scauro, a Gamalero dovesse già esserci un insediamento a scopo di vedetta per difendere la strada che collegava Acqui alle altre vie di comunicazione. Infatti in un recente passato sono emersi in un campo del San Lorenzo, in prossimità del luogo in cui si trovava la Pieve, manufatti di chiara origine Romana che avvalorano questa ipotesi.

ORIGINI e STORIA 


Alla data della conquista romana, 109 a.C. doveva già esserci un insediamento di avvistamento per difendere la strada per Acqui. La prima notizia verificabile si trova in un diploma di Ottone I di Sassonia, dato nel 967, con il quale si confermano ad Aleramo dei feudi “in comitatu aquensi“.
Nel 978 il paese passa a Benedetto vescovo di Acqui ed entra a far parte della sua diocesi.


Sebbene la diocesi di Acqui venne smembrata per creare quella di Alessandria, pare che Gamalero sia rimasto, come pieve, sotto Acqui fino al 1405.
Anche sottoposto all’autorità dei vescovi di Acqui, Gamalero, come “comunità“, seguì le sorti di Alessandria, a causa della sua collocazione limitrofa. Dal punto di vita storico esistono pochi riferimenti cronacistici su Gamalero, a dimostrazione della povertà e della scarsa importanza dell’insediamento, costituito da poche e rare cascine tra la regione “La Rocca“ e San Lorenzo. Nel 1240 Federico II di Svevia tolse la sua giurisdizione ad Alessandria per infeudarlo ai marchesi di Occimiano. Nel 1315 i Ghibellini, alleati di Marco Visconti, signore di Milano, si impossessarono di Alessandria conquistando anche Gamalero, che venne a far parte del Ducato di Milano. Nel 1403 il paese tornò ai Guelfi e venne incendiato dai ghibellini di Facino Cane. Nel 1438 Filippo Maria Visconti infeudò Gamalero a Simonino Ghilini, suo segretario, concedendogli i diritti su tutte le tasse, la gabella del sale ed i pedaggi per il transito di merci. Nel 1477, data della morte di Filippo Maria Visconti, il quale non lasciò eredi legittimi, Francesco Sforza sposò la sua unica figlia naturale, Bianca Maria e, presi accordi con Guglielmo II di Monferrato, ottenne il Ducato di Milano concedendo a quest’ultimo la Signoria di Alessandria comprendente, tra gli altri, anche il luogo di Gamalero.


Il tentativo dello Sforza di riprendersi le terre concesse condusse i due contendenti a misurarsi, nel 1450, sul piano bellico. Nel 1462 Gamalero venne infeudato ai fratelli di Simonino, Giovanni e Giuliano Ghilini. Due anni dopo Francesco Sforza, poiché i fratelli Ghilini erano passati dalla parte dei Monferrato, infeudò il paese a Gentile Simonetta. Nel 1477 Gian Galeazzo Sforza riconferma i diritti su Gamalero a Pietro Francesco e Chichino Simonetta.
Nel 1480 il feudo ritornò a disposizione della Camera Ducale.


Nel 1498 Ludovico il Moro infeudò Gamalero a Francesco Bernardino Visconti e nel 1505 passò al figlio Bernabò. Nel 1551 il feudo passò al figlio di Bernabò, Ottone . Nel 1575 venne fondata la parrocchia di San Lorenzo e nel 1593, alla morte di Ottone Visconti, il feudo andò in successione ai suoi dodici figli. Nel 1621 il feudo era diviso solo più tra i due fratelli Bartolomeo ed Ottavio. Nel 1625 successe a Bartolomeo il figlio Alberto, il quale lo assegnò, nel 1673, in eredità, ai tre figli Bartolomeo Maria, Ottavio e Marcantonio. Nel 1693 quest’ultimo rimase l’unico feudatario.
Nel 1707 Gamalero, seguendo le sorti di Alessandria , entrò a far parte dello Stato Sabaudo e, nel 1717, alla morte di Marcantonio Visconti, ritorno al Regio Patrimonio. Con declaratoria della Camera dei Conti del 21 settembre 1721 il feudo venne posto in vendita ed il 6 aprile 1726 acquistato dal marchese Tommaso Ghilini con diritto di trasmissione ai suoi eredi maschi.


Solo nel 1748 l’Intendente Generale della provincia di Alessandria emanò il “Regolamento per la Comunità du Gamalero“, diviso in sette parti riguardanti: il Consiglio, il Tanteo, le Spese ed i Mandati, i Vacati, le Liti, gli Esattori ed il Cancelliere. Nel 1745 il feudatario Tommaso Ghilini approvò i primi Bandi campestri articolati in 149 capitoli.


Nel 1776 al figlio di Tommaso, Vittorio Amedeo, feudatario di Gamalero dal 1752, successe il figlio di quest’ultimo Ambrogio Maria Ghilini sotto la tutela, in quanto minore, della madre Gabriella Dal Pozzo della Cisterna.


Questi fu l’ultimo feudatario e, con l’abolizione dell’Antico Regime, vendette il castello, l’ultimo emblema dei diritti feudali, nel 1802, a due contadini possidenti, Giangiacomo Mascherpa e Carl’Antonio Piccino, i quali lo smantellarono per riutilizzarne i materiali.


Il marchese Ambrogio Maria Ghilini morì nel 1832.
 

Il CASTELLO (non più esistente)

Non si sa con certezza quando sia stato edificato. Era ubicato nella zona retrostante l’attuale Palazzo Comunale e le case che si affacciano sull’attuale vicolo Castel Merlino. Si sà che era sormontato da due torri circolari e probabilmente da una terza più piccola. Lo stemma di Gamalero ne riporta stilizzate le sue fattezze. Probabilmente all’interno delle sue mura esisteva un giardino che occupava il fianco della collina che degradava verso il canale attuale, al fondo della quale sorgeva un torrione i cui resti erano ancora visibili negli anni 60. Oggi ciò che resta del castello è l’ingresso di un cunicolo in pietra e mattoni che si può intravvedere all’inizio di un sentiero che si diparte dalla strada della Rocca.

In un documento datato 25 luglio 1734 Tommaso Ghilini fà la consegna dei suoi feudi di Sezzè e Gamalero. In esso si legge: “Nel 1461 22 gennaio il feudo di Gamalero fu acquistato dai fratelli Nicolò e Ludovico Scarampi”.

Riguardo alla consegna del feudo di Gamalero, si trova questa descrizione:

“ … piu’ li siti ne quali altre uolte era fabricato il castello et l’auanzo del medesimo in detta terra di Gamalero, consistente in quattro muraglie nude, due torri ancor in essere dalla parte uerso Bormida senza coperto in un Giardino cinto in parte ancora di muraglia massime dalla parte incominciante dalla porta di detto castello e continuante uerso settentrione, osia verso la Crosa, a Ponente in parte diroccata et in altra minacciante Rouina; più in un picciuol sedime o sia Stallazzo esistente a parte destra nell’intrare della Porta anche minacciante in parte Rouina; piu’ una picciol Torre esistente a parte sinistra della Porta, sotto le coherenze tutto detto corpo come sopra descritto a Ponente della strada nella Terra uerso Mr Siluestro Fara, che ua alla Fontana, a mezzogiorno Lorenzo Crosetto, il fosso e Casa della Comunità, et la Casa di raggione della Capella di S. Carlo, che ua sino alla strada della Rocca riguardante la Bormida, a levante la strada della Comunità, e parte delle zerbaglie della medesima, a settentrione il residuo di dette zerbaglie, con la strada che ua anche alla suddetta Fontana. Il tutto d’annuo reddito di liure 47 soldi 2 dedotte l’annue spese per la manutenzione di dette Fabriche, che ponno ascendere a liure 22 cadun anno”.

 

Questa è l’unica descrizione esistente del castello di Gamalero.

Il marchese Ambrogio Maria Ghilini fu l’ultimo feudatario.

Il 18 dicembre 1802 vendette i resti del castello a due “particolari” cioè modesti proprietari di terre: Giangiacomo Mascherpa e Carl’Antonio Piccino che lo distrussero per far profitto dal materiale specialmente da quello delle due torri ancora bellissime che siano conservate illese.

Nel 1404 il terribile cavaliere di ventura Facino Cane, nel corso delle lotte tra Guelfi e Ghibellini passò per questi luoghi e come una furia tutto devastò, distrusse, saccheggiò. Anche  Gamalero come tutti i paesi dei dintorni fu messa a ferro e fuoco e molti suoi abitanti furono trucidati; vennero distrutti i castelli, incendiati i paesi, rovinati e depredati i raccolti e il bestiame. È in quest’occasione che il castello e la pieve vennero distrutti. 

Ma perché ancora oggi il castello viene denominato Castel Merlino? Anticamente esisteva un grande prato fra il castello e la chiesa di Santa Maria. Su di esso i cavalieri si allenavano per i tornei e le giostre che erano frequenti a livello delle varie Signorie esistenti nella contea. I cavalieri leggevano  romanzi cavallereschi che esaltavano le gesta dei cavalieri della tavola rotonda ed è per questo che al castello venne dato il nome del Mago Merlino.

Contatti

Comune di Gamalero

Piazza Passalacqua, 3
15010 GAMALERO (AL)

Telefono: 0131.709153

Fax: 0131.709424

www.comune.gamalero.al.it

Credits:

Foto del territorio: Fulvio Ferrua

Foto panoramiche e di repertorio: Agoglio Piergianni

Creazione sito: Angelica Mancia

Grazie ai volontari e gli amici di Gamalero per il loro contributo a rendere il nostro Paese migliore e accogliente.

Contatti

 

Pro Loco di Gamalero

Piazza Brusotti, 1
15010 GAMALERO (AL)

Telefono: 348 0128989 

​Mail: gamalero.proloco@gmail.com

 

www.prolocogamalero.it/

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